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"Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto." O. Wilde

giovedì 15 marzo 2012

Un uccello in gabbia

"Devo ora annoiarti con alcune cose astratte, però desidererei che tu le ascoltassi con pazienza. io sono un uomo istintivo. capace di fare cose più omeno insensate, delle quali mi accade più tardi di pentirmi. [...] Un uccello chiuso in gabbia in primavera sa perfettamente che c'è qualcosa per cui gli è adatto, sa benissimo che c'è qualcosa da fare, ma che non può dare; che cosa è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso: "Gli altri fanno il nido e i loro piccoli e allevano la covata" e batte la testa contro le sbarre della gabbia. E la gabbia rimane chiusa, e lui è pazzo di dolore. "Ecco un fannullone", dice un altro uccello che passa di là, "quello è come uno che vive di rendita". Intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione. Accessi di malinconia - ma i ragazzi che lo curano nella sua gabbia si dicono che ha tutto cuò che può desiderare - ma lui sta a guardare fuori il cielo turgido, carico di tempesta, e sente in sè la rivolta contro la propria fatalità. "Io sono in gabbia, sono in prigione, e non mi manca dunque niente, inbecilli? Ho tutto ciò che mi serve! Ah, di grazia, la libertà, essere un uccello come tutti gli altri!". Quel tipo di fannullone è come quell'uccello fannullone.
Vincent Van Gogh, Lettera a Theo, luglio 1880

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